Il mondo di Trumputin

10 / 04 / 2017


Questa settimana nel mondo vi è stata solamente una notizia, talmente dirompente da aver messo in ombra qualunque altra questione. Darne una definizione è tutt’altro che semplice, purtroppo. Quella che a me sembra più calzante è: la guerra fredda è ufficialmente ricominciata. Solo che questa volta ha un copione scritto a più mani, e gli interpreti si accordano sul da farsi. D’altronde come disse Carl von Clausewitz, nel 1832, “la guerra è la politica dello Stato proseguita con altri mezzi”.

Giornali e web hanno cercato di dare una spiegazione a ciò che è successo, provando a capire quali fossero i moventi di azioni e reazioni. La verità però è che ad un atto di guerra non si può mettere una etichetta. Il principale tema della questione è stato l’utilizzo di armi chimiche, vietate perché considerate disumane. Ma quando una guerra può definirsi non disumana? Il tema che subito è seguito riguarda la reazione degli Stati Uniti. Un atto di forza  per dire  “Ricordatevi che ci siamo anche noi”, nascosto dietro la giustificazione morale che il regime andasse punito per l’utilizzo di armi chimiche. In tutto ciò chi viene veramente punito però non è certo Assad, ma piuttosto il cittadino siriano comune,incapace di opporsi perché vittima degli esercizi di potere altrui. D’altronde te lo insegnano nella prima lezione di bullismo: non andare a pestare i piedi a quello grosso che poi reagisce, prenditela con chi non è capace di difendersi.

Il popolo siriano è la vittima sacrificale perfetta, immolata sull’altare delle potenze mondiali, che cercano il consenso attraverso azioni eclatanti esterne, senza mai pestarsi i piedi tra loro.

Trump ha bisogno di qualche successo che freni la rapida perdita di consenso interno. Non può ottenere subito la ripartenza economica a razzo degli Stati Uniti, che richiede almeno 12 mesi. Sbaglia tutto sulla cancellazione dell’Obamacare, che in realtà lui non vuole cancellare, per non inimicarsi parte di quelli che l’hanno votato, ed ha un’occasione ghiotta per compattare attorno a sé gli americani.

Prima di sparare i missili, avvisa  perché non ha alcun interesse a dargli fastidio e Putin fa finta di arrabbiarsi. Erdogan spara a salve parole “forti” contro Putin ed Assad anche se in realtà gli fanno comodo  i 3 milioni di profughi siriani parcheggiati in Turchia, ostaggio perfetto per ricattare l’Europa.

L’Isis ormai non conta più nulla in medio oriente, quindi si diletta a massacrare occidentali, a casa loro, con armi inconsuete e prive di rischi per le sue sgangherate milizie.

Una gran confusione, in realtà sotto il controllo dei potenti, all’insegna della solita ipocrisia del potere.

Private Eightball: "Personally, I think, uh... they don't really want to be involved in this war. You know, I mean... they sort of took away our freedom and gave it to the, to the gookers, you know. But they don't want it. They'd rather be alive than free, I guess. Poor dumb bastards."


Full Metal Jacket  (1987)