Ipocrisia

Il fondamento della società

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Ipocriṡìa (ipocreṡìa e pocriṡìa): «simulazione», «separare, distinguere», «sostenere una parte, recitare, fingere». – Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole: non è umiltà genuinaè ipocrisianascondere qualcosa sotto la mascherasotto il manto dell’ipocrisia; Onde nel cerchio secondo s’annida Ipocresialusinghe ... (Dante). In senso concreto, atto o detto da ipocrita; comportamento ipocrita: talora le convenzioni sociali sono vere ipocrisietra noi certe ipocrisie sarebbero fuori luogo.

Questa parola ha tendenzialmente una connotazione negativa ed, effettivamente, come si può veramente pensare, che fingere ciò che in realtà non è vero, sia un concetto positivo? Ma poi ci si ferma a meditare e, in effetti, il mondo in cui viviamo non è propriamente reale. I buonisti ora salteranno in piedi dandomi del cinico, e come dare loro torto? Gli chiederò però ora il favore di tornare seduti e rispondere sinceramente ad una domanda: siete veramente la stessa persona quando siete da soli, magari nel vostro letto o sotto la doccia, di quando invece siete in giro, con gli amici o meglio, con i conoscenti, con il vostro datore di lavoro, con i vostri dipendenti? Se la risposta è, allora penso che viviate una vita perfetta. Il mondo però non è perfetto, quindi se pensate per più di cinque secondi alla risposta alla mia domanda, questa non potrà essere al 100%: Sì.

Ora, preso atto di ciò, ci sono due strade da seguire: si può negare l'evidenza e proseguire a darmi del pessimista, fingendo che fare gli struzzi sia il modo migliore di vedersi vivere nella realtà. Oppure si può accettare questa realtà, o meglio questa non realtà, e vivere questo fatto con serenità.

Fatta questa premessa, torniamo all'inizio: ipocrisia. Fermiamoci ora a pensare a quante volte ci ha reso la vita più leggera e quanto accettarne una piccola dose faccia girare meglio il mondo. Si può dire con certezza che nessuno, se si trova ad affrontare una conversazione con una persona che non gli va a genio, avrà il coraggio di dirle fuori dai denti "perdonami, non ti sopporto e tutto ciò che dici mi da fastidio anche se eventualmente è sensato", o sbaglio? E questa situazione si accentua maggiormente più il rapporto tra gli interlocutori è distaccato e più ci può fare comodo mantenere questa spiacevole conoscenza. Parlando fuori dai denti, possiamo facilmente dire che sicuramente vi è una molteplicità di pubbliche relazioni in cui ci intratteniamo, che avvengono con persone la cui compagnia non ci entusiasma, ma che dobbiamo mantenere per buon costume ed anche buona educazione. Ed ecco proprio le due parole che messe insieme possono redimere il termine "ipocrisia": buona educazione. Ci si potrebbe fermare ore a discutere su cosa sia veramente l'educazione, buona o mala, ma non è l'argomento centrale ora. Per "buona educazione" ci troviamo ad essere quotidianamente un po' ipocriti: quando sorridiamo felici al nostro più acerrimo nemico, soltanto perché al momento è il nostro capo ed è quello che ci potrà promuovere, o anche quando un nostro conoscente dice una emerita sciocchezza, ma contraddirlo sarebbe un'inutile perdita di tempo e porterebbe un disagio non necessario.

Come in tutto le esagerazioni non vanno mai bene, quindi non voglio certo augurarvi di vivere di ipocrisia. Il mio consiglio è, però, di ammettere a se stessi di avere una piccola dose di ipocrisia ogni tanto, perché l'unico modo per vivere serenamente è quello di accettare questi piccoli mali, che però poi hanno risvolti benigni per la vita di tutti. Se appunto siamo in grado di riconoscere la nostra ipocrisia, usiamola allora a nostro vantaggio. Non in maniera subdola come si potrebbe erroneamente interpretare dalle mie parole, ma come metro di misura. Misura del rapporto che abbiamo con le persone, "il numero di ipocrisie" che abbiamo con una persona è il numero di metri che vorremmo mettere tra noi e loro. Rendiamo il nostro obiettivo di ridurre questi metri con i nostri amici, quelli veri, perché se questo non è possibile, allora potremmo dover accettare una verità molto più triste: che le persone a noi più vicine sono in realtà lontane.